Siede la terra dove nata fui/su la marina dove ’l Po discende

Francesca da Polenta era nata a Rimini  intorno al 1259 e viene data in sposa a Gianciotto Malatesta per motivi politici. E’  tra le donne sfortunate in amore più famose nel mondo.  Conosciamo la sua storia perché Dante la incontra insieme al suo amante Paolo Malatesta nel  V Canto dell’Inferno. Lei sposa lo storpio e rude Gianciotto, incontra il fratello Paolo e un giorno, leggendo la storia di Lancillotto (“Galeotto fu il libro…”) i due si innamorano ma, nel pieno della loro passione, il marito li scopre e li uccide. 

Da sempre la loro storia si incornicia a Gradara ma in  realtà è sui due amanti e sul marito tradito e assassino che la storia si focalizza. L’amore cortese e nobile perchè sincero e forte è un valore così alto che il luogo che si è attribuito il pregio di averlo visto accadere è diventato un luogo simbolico, positivo, un luogo interiore dell’amore, per innamorati di ogni latitudine. Ma soprattutto è diventato il simbolo di un valore culturale ed artistico altissimo, un carico simbolico che altri artisti hanno ripreso e interpretato: in musica, in arte, in letteratura nei tempi e fino ad oggi. 

Da sempre la loro storia è immaginata a Gradara, ma alcuni hanno smentito questa ipotesi per la funzione esclusivamente militare del castello al tempo dei Malatesta e hanno proposto altri luoghi, come Pesaro, ipotesi già raccontata nella tappa precedente. Insomma non è il luogo ad esser protagonista, ma l’amore intenso e per questo puro dei due giovani che perciò devono essere confinati all’inferno per la loro colpa  ma senza alcuna parola di condanna o di sdegno. La colpa, anche secondo Ugo Foscolo, è purificata dall’ardore e  dalla passione dei due amanti. Per Dante questo esempio di amore risponde ai canoni di gentilezza e cortesia e per questo Francesca  non mostra alcun pentimento; anzi: c’è rammarico nelle sue parole  per ciò che ha lasciato sulla terra. E la terra ha perso un esempio profondo di sentimento puro, anche se Dante non può non condannarlo. 

Il sentimento della compassione domina il canto e dunque ora Gradara funge da richiamo non per chi cerchi una storia truce e un luogo gotico, ma per concedersi una parentesi di emozioni autentiche e forti  fuori dalle convenzioni sociali e dalle regole che pure condivide. Una zona franca per il cuore, almeno temporaneamente. E il sostegno viene dalla poesia e dall’arte e dalla loro capacità di sospendere i giudizi e attivare sentimenti positivi. 

Una occasione esperienziale di cui abbiamo sempre più bisogno e su cui Gradara ha costruito e continua a costruire tutta la sua immagine: un luogo che accoglie, che fa divertire e sognare, ma con gentilezza e misura, dall’alto della sua visione privilegiata sul mare e sulle colline circostanti.

Per questo rimandiamo al walksape Racconti intorno alle  mura  https://www.almaloci.com/mappe/racconti-intorno-alle-mura

Il canto dantesco che porta oggi migliaia di persone a visitare Gradara ci riconnette con la forza della poesia che è la stessa che ha attirato Dante nelle Marche, il motore più forte che ha fatto sì che soprattutto la nostra provincia diventasse un nucleo che lo ha richiamato per trovare pace e profondità. La storia di Paolo e Francesca ricollega Dante alla cultura dell’amor cortese  e della poesia d’amore, quella popolare che si era diffusa nelle Marche dalla Provenza, ma anche quella religiosa e antichissima di sant’Alessio e ancor più il Cantico a frate sole di Francesco d’Assisi che affidò a un frate marchigiano, Pacifico, la sua correzione.  

Nelle Marche era stato esule il suo amico Cino da Pistoia, guelfo nero, che oltre che giurista era stato poeta e aveva contribuito allo sviluppo della poesia d’amore tanto da essere preso in considerazione da Dante e da Petrarca per l’alto livello di compiutezza del volgare, come nelle rime:   "Se non si move d'ogni parte Amore / sì dall'amato, come dall'amante, / non può molto durar lo suo valore, / che 'l mezzo Amor non è fermo, né stante". Da quel momento e fino ai nostri giorni, l’amore è il tema di Gradara come simbolo e come valore da riattualizzare nelle diverse epoche e attraverso i diversi linguaggi espressivi, dalla pittura al teatro e alla scrittura. Oggi il piccolo borgo punta anche sul paesaggio per tessere legami di amorosi sensi e creare esperienze di accoglienza piacevoli a chi vi si reca.

Gradara guarda il promontorio del san Bartolo, una riserva naturale a picco sul  mare adriatico, l’abbagliante giallo delle sue ginestre e apre lo sguardo ad un paesaggio che apre il primo piano di una prospettiva profonda, adagiata tra i monti appenninici e l’azzurra  costa croata. In tutte le diverse condizioni atmosferiche, il risultato è sempre sorprendente. Oggi una grossa via di comunicazione divide le due alture di Gradara e del San Bartolo ma il paesaggio si richiama in un unico sguardo. Il sentimento che accompagna chi si dirige a Gradara è di calma e intimità e si apre ad una possibilità di indulgenza del cuore. 


INFERNO, CANTO V 

Quali colombe dal disio chiamate
con l’ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l’aere, dal voler portate;84

cotali uscir de la schiera ov’è Dido,
a noi venendo per l’aere maligno,
sì forte fu l’affettüoso grido.87

“O animal grazïoso e benigno
che visitando vai per l’aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,90

se fosse amico il re de l’universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c’ hai pietà del nostro mal perverso.93

Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che ’l vento, come fa, ci tace.96

Siede la terra dove nata fui
su la marina dove ’l Po discende
per aver pace co’ seguaci sui.99

Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.102

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.105

Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense".